NEWS

Assistenza domiciliare infermieristica

2 Set 2024 | News | 0 commenti

Assistenza domiciliare infermieristica: un’analisi della FNOPI

Le cure domiciliari nelle ASL mostrano una diffusione limitata delle Case della comunità, attive solo nel 27,3% delle aziende mentre la situazione è leggermente migliore per i servizi di sanità digitale presenti nel 57,1% delle ASL; tuttavia il 92,2% delle strutture garantisce assistenza attraverso personale infermieristico con tempi medi di attivazione di 2 giorni. La prima analisi sull’assistenza infermieristica domiciliare in Italia intitolata “Il contributo dell’infermieristica per lo sviluppo della territorialità” è stata realizzata nel 2023 dal CERSI, centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell’infermieristica, che ha raccolto e analizzato i dati su mandato della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche FNOPI. L’indagine ha coinvolto 77 ASL su 110, coprendo il 75,3% della popolazione residente nel Paese ed è articolata in tre sezioni: la prima rivolta ai dirigenti delle professioni sanitarie per analizzare gli aspetti organizzativi dell’assistenza domiciliare; la seconda agli infermieri per rilevare le caratteristiche professionali, le attività lavorative e le condizioni di lavoro; infine, la terza rivolta ai pazienti per valutare la qualità e il livello di soddisfazione dell’assistenza ricevuta.

Giudizio positivo da parte dei pazienti

I pazienti hanno fornito un riscontro ampiamente positivo riguardo all’assistenza ricevuta, con il 91,7% che afferma di essere stato trattato con cortesia e rispetto dagli infermieri, l’86% che ha percepito un costante impegno nella loro cura, l’83,3% che si è sentito ascoltato attentamente e l’82% che ha ricevuto informazioni chiare sulle modalità e sui tempi degli interventi. La valutazione complessiva dell’assistenza domiciliare, espressa con voti da 0 a 10, ha raggiunto una media di 9,3, con un picco di 9,4 tra la popolazione anziana.

L’assistenza fornita dagli infermieri a domicilio si contraddistingue per un numero medio di attività erogate per ASL pari a 10,1, con il percorso dedicato al paziente oncologico presente nel 40,3% delle strutture, mentre le attività per i pazienti cronici vengono erogate dal 74% delle ASL e quelle per utenti con disabilità dal 59,7%. I servizi di infermieristica di famiglia e di comunità sono attivi nel 68,8% delle aziende, di cui il 26% li definisce come infermiere di prossimità. Circa il 50% delle ASL fornisce consulenze infermieristiche specialistiche e più della metà, precisamente il 51,9%, ha implementato servizi di sanità digitale, con il 26% di esse che offre attività di Teleassistenza. Le attività assistenziali degli infermieri, comprendenti prelievi ematici, medicazioni semplici e avanzate, somministrazione di farmaci, gestione di device, educazione terapeutica e sanitaria, formazione dei caregiver, monitoraggio e misurazione dello stato di salute, valutazione delle condizioni familiari, cure palliative e procedure clinico assistenziali come gestione del catetere vescicale e della nutrizione enterale, sono garantite in quasi tutte le ASL. Nelle cure domiciliari, la presa in carico degli over 65 è di 49,5 per 1.000 abitanti, di cui 16,8 sono persone con gravi limitazioni per disabilità e 8,2 malati cronici per 1.000 abitanti.

Assistenza domiciliare infermieristica

Il parere degli infermieri evidenzia che l’83,8% degli infermieri partecipanti si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto del proprio lavoro, mentre solo il 20,1% degli intervistati afferma di voler lasciare la professione entro i successivi 12 mesi. Circa un terzo dei partecipanti, pari al 37%, segnala un carico di lavoro medio-alto, con un 10,3% che riporta un carico elevato; in termini di clima di gruppo e capacità di fornire cure sicure, ben il 65,8% degli infermieri ha ottenuto punteggi superiori, con una media di 76,9. Inoltre, sul fronte delle condizioni psicosociali nei luoghi di lavoro, il 65,8% dei rispondenti ha evidenziato una criticità media. Riguardo agli episodi di violenza, il 20,5% degli infermieri segnala di aver subito un episodio nei dodici mesi precedenti, mentre il 2,6% fa riferimento a un episodio di violenza verbale con contatto fisico; infine, il 36,9% dichiara di aver sopportato tre o più episodi di violenza nello stesso intervallo temporale.

Considerazioni riguardo i costi

In un contesto sanitario in continua evoluzione, è fondamentale comprendere il valore dell’assistenza infermieristica domiciliare e i costi associati a questo servizio imprescindibile. La scelta di un’assistenza a casa non è soltanto una questione di comodità, ma rappresenta una soluzione strategica per garantire il benessere e la qualità della vita dei pazienti, specialmente per le persone anziane o fragili.

L’assistenza infermieristica domiciliare offre un supporto personalizzato, che va oltre le semplici cure mediche. Gli infermieri che operano a domicilio non solo forniscono trattamenti e monitoraggio della salute, ma diventano anche un importante punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie. Questo tipo di assistenza porta con sé delle sfide economiche, ma i benefici superano di gran lunga i costi sostenuti.

Considerando il costo medio stimato di 138,73 euro al giorno per infermiere, emerge chiaramente come questo investimento possa ridurre significativamente il rischio di ricoveri ospedalieri, con conseguenti risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale e per le famiglie. Infatti, un’assistenza domiciliare ben strutturata non solo previene complicazioni, ma migliora anche l’autonomia e la qualità della vita dei pazienti, liberando risorse preziose per il sistema sanitario.

Valorizzare economicamente l’assistenza infermieristica domiciliare significa anche riconoscere la professionalità degli infermieri. Secondo il tariffario ambulatoriale del 2023, il valore della produzione degli infermieri è di 636,31 euro al giorno, cifra che sottolinea l’importanza del loro lavoro e la necessità di investire nella professione. Ignorare questa realtà potrebbe portare a una carenza di servizi e costringere i cittadini a ricorrere a soluzioni non coperte dal sistema pubblico, generando una spesa diretta che grava ulteriormente sulle famiglie.

In sintesi, l’assistenza infermieristica domiciliare non è solo un costo, ma un investimento nel futuro della salute dei nostri cari. È vitale continuare a sostenere e valorizzare la professione infermieristica, garantendo che ogni paziente possa ricevere l’assistenza di cui ha bisogno, senza dover affrontare difficoltà economiche. Perciò, consapevoli dell’importanza di questo servizio, è necessario lavorare insieme per promuovere un sistema di assistenza domiciliare efficace, sostenibile e accessibile per tutti.

Considerazioni finali e proposte politiche

“I dati organizzativi dello studio – afferma il Comitato centrale FNOPI – sottolineano la necessità di delineare modelli organizzativi condivisi ed efficaci, basati soprattutto sulle necessità delle differenti categorie di pazienti. I diversi livelli di staffing e skill mix condizionano l’efficienza della risposta del sistema assistenziale”.

“È auspicabile – prosegue – l’implementazione di modelli che prevedano il coinvolgimento di infermieri con formazione specifica nelle cure territoriali. Riguardo alle necessità espresse dai pazienti, l’indagine ha mostrato un’utenza soddisfatta dei servizi ricevuti”.

“L’indagine condotta sulla soddisfazione degli infermieri rispetto al proprio lavoro – sottolinea FNOPI – impatta sulla ‘retentio’ degli infermieri stessi e dimostra una maggiore attrattività del setting domiciliare specifico. I dati rilevati sulle missed care (cure mancate) permetteranno, con approfondimenti futuri, di determinare i predittori delle nursing missed care sul territorio (anche riferiti alla singola attività) con ricadute positive sui costi dell’assistenza in termini di re-ricoveri impropri”.

“Attraverso le strutture, per ora scarse – conclude FNOPI -, quali case della comunità o unità di degenza infermieristiche, sarebbe possibile incrementare la quantità e la complessità degli interventi erogati in ambito territoriale, senza il coinvolgimento delle strutture ospedaliere, con un evidente impatto in termini di risposte ai problemi di salute del cittadino e di riduzione dei costi sanitari.

Oggi la distribuzione della tipologia di servizi disponibili e delle relative risorse non sembra essere sempre in linea con la densità abitativa e dunque con le richieste della popolazione, contrariamente a quanto sottolineato dalla letteratura riguardo alla necessità di adattare il più possibile i modelli alle esigenze dell’utenza”.