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Contenzioni Zero

7 Mag 2025 | News

Contenzioni Zero: un nuovo modello di assistenza per le RSA

Da un’articolo di Trend Sanità

A supporto dell’innovazione in ambito assistenziale, è stato realizzato un progetto formativo che ha coinvolto tutti i livelli dell’organizzazione Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) “Luigi Accorsi” di Legnano, dimostrando anche attraverso le evidenze che la contenzione non è una strategia efficace per prevenire le cadute.

Introduzione

Da oltre vent’anni, numerose ricerche scientifiche dimostrano chiaramente i gravi effetti negativi legati alla contenzione, sia fisica che farmacologica. In risposta a queste evidenze, la Residenza Sanitaria Assistenziale “Luigi Accorsi” di Legnano ha intrapreso un percorso innovativo, abbandonando completamente l’uso di contenzioni fisiche per i suoi 100 ospiti anziani. Questa trasformazione, avviata il 21 ottobre 2023, si basa su principi etici, legali e scientifici internazionali consolidati. La contenzione rappresenta una violazione della libertà senza fondamento legittimo. Grazie a un’adeguata formazione e a un rinnovato livello di consapevolezza, il personale e i familiari hanno partecipato a un cambiamento culturale profondo. Oggi, la nostra missione è fare in modo che la libertà degli anziani venga riconosciuta come un diritto fondamentale, contrastando fermamente l’uso della contenzione, ancora presente in molte RSA.

Il concetto di dignità umana

La dignità umana, fulcro del pensiero kantiano, è un valore intrinseco e inalienabile che caratterizza l’essere umano rispetto agli altri esseri viventi (chi scrive non è d’accordo. Parlo a nome personale non del Consorzio Italia. Abbiamo fatto più di due secoli di progressi tecnologici e scientifici nel frattempo: dovremmo essere in grado di implementare il concetto di dignità non solo alla razza umana e concepire pratiche di rispetto che si allarghino anche agli altri esseri viventi – n.d.r.). Non si può mai considerare l’individuo come un semplice strumento, ma sempre come un valore in sé. Questo concetto riveste un’importanza cruciale in bioetica e genera riflessioni sull’impiego della contenzione fisica nei pazienti anziani, in particolare quelli con demenza. L’uso della contenzione può infatti compromettere gravemente la dignità della persona, portando a una forma di disumanizzazione e privando l’individuo della propria autonomia.

La contenzione, sia fisica che farmacologica, è una privazione della libertà senza legittimazione normativa

La libertà personale è inviolabile

La legislazione italiana garantisce la protezione della libertà individuale come diritto fondamentale. L’articolo 13 della Costituzione stabilisce l’inviolabilità della libertà personale, escludendo qualsiasi forma di detenzione, perquisizione o restrizione senza un provvedimento giustificato da parte dell’autorità giudiziaria, e solo nei modi e nei casi previsti dalla legge. In situazioni eccezionali di necessità, la pubblica sicurezza può adottare misure temporanee, ma queste devono essere comunicate entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria, con effetto revocato se non convalidate in seguito. Ogni atto di violenza fisica o psicologica su individui in stato di restrizione è severamente punito, e la legge definisce i limiti per la detenzione preventiva.

In aggiunta, la legge tutela la dignità della persona nei trattamenti sanitari, come stabilito nell articolo 32 della Costituzione. Inoltre, il Codice penale articolo 571 e i Codici Deontologici di medici e infermieri articolo 3 condannano l’uso di pratiche coercitive, sottolineando l’importanza della responsabilità professionale nel prevenire trattamenti umilianti. Già il Regio Decreto n 615 del 16 agosto 1909, che regolava l’assistenza e la gestione dei manicomi e delle persone con disturbi mentali, disponeva sull’uso della contenzione come eccezionale nei casi in cui il paziente potesse rappresentare un pericolo per sé stesso o per gli altri. 1909. Sono trascorsi 116 anni.

I danni della contenzione

Numerosi studi dimostrano che la contenzione non solo non riduce il rischio di cadute, ma aumenta il rischio di lesioni. Esistono poi effetti negativi quali danni fisici (lesioni da pressione, debolezza muscolare, atrofia, complicanze cardiovascolari), psichici (ansia, depressione, agitazione) e in alcuni casi, il decesso [Capezuti et al, 2018; Bellenger et al, 2017]. I principali effetti avversi fisici che si riscontrano in conseguenza dell’uso della contenzione sono: lesioni da pressione, compromissione della mobilità, debolezza muscolare, e in alcuni casi, morte improvvisa [Evans et al, 2012].

Le lesioni da pressione, note anche come piaghe da decubito, sono una delle complicanze fisiche più comuni associate alla contenzione fisica. Queste lesioni si sviluppano a causa della pressione prolungata su determinate aree del corpo, che compromette il flusso sanguigno e porta a necrosi tissutale [Manzano et al, 2019].

La restrizione del movimento associato alla contenzione fisica, ma anche farmacologica, può portare a una serie di complicazioni muscolo-scheletriche, tra cui debolezza muscolare, atrofia e rigidità articolare: la perdita di forza muscolare è spesso irreversibile, soprattutto negli anziani, aggravando ulteriormente la loro qualità di vita. Una riduzione della forza muscolare e dell’articolarità, inoltre, si associa anche ad un aumento significativo del rischio di cadute e fratture [Evans et al, 2020].

La contenzione comporta non solo un’ipomobilità forzata ma anche un significativo rischio di complicanze gravi sia respiratorie che circolatorie, come l’ipostasi polmonare, la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare; l’uso di dispositivi restrittivi può compromettere la capacità respiratoria e la circolazione, portando a ipossia e problemi cardiovascolari. Inoltre, l’isolamento e la restrizione dei movimenti legati alla contenzione possono generare stati di ansia e depressione, aumentando l’aggressività degli individui coinvolti. Questi effetti negativi non solo compromettono la qualità della vita del paziente ma possono anche accelerare il declino delle funzioni cognitive, limitando ulteriormente le capacità di socializzazione e autodeterminazione. In situazioni estreme, la contenzione fisica aumenta il rischio di esiti letali come soffocamento e strangolamento. Gli operatori del settore sociosanitario affrontano anch’essi gravi conseguenze derivanti dall’uso di tali pratiche, inclusi stress e burnout, con ripercussioni sulla loro qualità del lavoro e sulla relazione con i pazienti. Pertanto, la contenzione non offre protezione né ai pazienti né agli operatori, ma rappresenta una violazione della dignità umana, evidenziando la necessità di un cambiamento verso approcci di cura più umani e rispettosi.

Il valore del progetto

Il progetto Contenzioni Zero rappresenta un valore inestimabile non solo per il suo impatto etico e assistenziale ma anche per le sue implicazioni sul benessere aziendale, che possono essere esaminate attraverso quattro angolazioni fondamentali: brand positioning, tempo, marketing e stress lavorativo.

Dal punto di vista del posizionamento del brand, si afferma come un modello di assistenza innovativo e etico, contribuendo a rafforzare la reputazione delle strutture che lo adottano. Il tempo assume un valore economico significativo: eliminando la gestione della contenzione si guadagnano ore di lavoro giornaliere, permettendo di reinvestire in risorse per elevare la qualità dell’assistenza. Questo ha un impatto positivo anche sul marketing, poiché l’alta qualità del servizio aumenta la competitività e, infine, un personale soddisfatto si traduce in superiori performance lavorative. I familiari hanno accolto con entusiasmo il progetto e sono i primi testimoni del successo di questo modello gestionale e della virtuosità della RSA che lo implementa. Inoltre, il personale riesce a ridurre lo stress, vedendo riconosciuta la propria professionalità e trasformando il proprio ruolo da “secondini” in operatori di cura.

Il percorso verso la s-contenzione e i dati

Per supportare l’importante cambiamento organizzativo, è stato sviluppato un percorso formativo articolato, coinvolgendo tutti i livelli dell’organizzazione.

Questo approccio, basato su evidenze scientifiche, dimostra che la contenzione non riduce il rischio di cadute. Dopo la sua eliminazione nella RSA Accorsi, l’analisi dei dati effettuata sui 54 residenti sempre presenti per l’intero periodo valutato (Periodo A pre “s-contenzione” 1/07/22 – 20/10/23 e il periodo B post “s-contenzione” 21/10/23 – 20/01/25) ha confermato che il 40% dei residenti contenuti non è mai caduto e il 20% è caduto meno una volta “liberato” dalla contenzione (Tabella 1).

I risultati ottenuti non mostrano alcuna correlazione rilevante tra l’uso di misure di contenzione e la diminuzione del rischio di cadute. Al contrario, il divario tra le due situazioni è trascurabile e in alcuni casi si è osservato un miglioramento dopo la rimozione delle misure di contenimento. Sono stati esaminati diversi fattori di rischio che hanno portato alla stessa conclusione: non esiste associazione tra contenzione e rischio di caduta. Non è possibile considerare sostenibile un trattamento che preveda un uso prolungato della contenzione. I dati suggeriscono che l’adozione di pratiche assistenziali più empatiche può migliorare la qualità della vita sia per gli ospiti che per gli operatori.

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