Dipendenza da sostanze: un report della fondazione Veronesi pubblicato nel gennaio 2024 su dati del Ministero della Salute del 2022
Nel 2022, il panorama delle dipendenze in Italia ha rivelato dati significativi che meritano attenzione. I servizi pubblici hanno assistito 129.259 persone con problemi legati all’uso di sostanze, evidenziando un totale di 242.373 contatti, di cui 17.497 nuovi utenti. Attraverso il Rapporto tossicodipendenze 2022, redatto dal Ministero della Salute, possiamo esplorare le sostanze più comunemente utilizzate, analizzare i cambiamenti rispetto agli anni precedenti e comprendere meglio le caratteristiche degli utilizzatori. Questi dati non solo offrono uno spaccato della situazione attuale, ma sono fondamentali per sviluppare strategie di intervento più efficaci e mirate.
Il panorama degli utilizzatori dei servizi per la dipendenza da sostanze rivela dati significativi. La maggior parte dei pazienti, circa l’86%, è di genere maschile, con una presenza femminile che si attesta a una ogni sei maschi. La maggioranza degli utenti in trattamento è di nazionalità italiana, rappresentando il 91,4%, mentre gli stranieri provengono principalmente dall’Africa e da altre nazioni europee. Le fasce d’età più comuni tra gli utenti totali sono quelle tra i 35 e i 54 anni, ma tra i nuovi utenti si osserva un abbassamento dell’età, con una prevalenza tra i 20 e i 44 anni. L’età media degli utenti più giovani è di 35,9 anni, rispetto ai 43,4 anni di chi è già in carico. Inoltre, il 62,1% degli utenti ha una residenza stabile e il 72,9% ha completato un percorso di istruzione secondaria. Riguardo all’occupazione, il 34,6% delle persone già in trattamento e il 30,7% dei nuovi utenti dichiarano di avere un lavoro stabile, mentre il 9,3% e il 9,8% hanno un’occupazione saltuaria. Infine, il tasso di disoccupazione è del 29,8% per gli utenti già in carico e del 25,6% per i nuovi arrivati.
Quali sono le sostanze più utilizzate e la frequenza di assunzione
Nel panorama delle dipendenze, le sostanze più utilizzate mostrano dinamiche in continua evoluzione. Attualmente, il 63,0% delle persone in trattamento per abuso di sostanze è seguito per l’uso di oppiacei, ma tra i nuovi utenti questa cifra scende al 34,6%. Per chi è già in trattamento o è rientrato, la percentuale sale al 67,4%. L’eroina continua a essere la sostanza più scelta, ma il numero di utenti che la preferiscono sta diminuendo nel tempo. Tra i nuovi arrivati, la cocaina emerge come la sostanza principale nel 38,5% dei casi, mentre per coloro che sono già in carico, la percentuale è del 22,4%. Questo trend evidenzia un aumento della richiesta di trattamento per l’uso di cocaina. Inoltre, circa il 24,8% dei nuovi utenti accede ai servizi per uso di cannabis, in particolare tra i giovani sotto i 30 anni, mentre solo il 9,1% dei pazienti già in trattamento proviene da anni precedenti, rappresentando l’11,2% del totale dei pazienti.
L’analisi della frequenza di assunzione delle sostanze rivela tendenze significative tra i nuovi utenti e quelli già in carico. Gli oppiacei sono utilizzati quotidianamente dal 47,5% dei nuovi arrivati e dal 47,1% di coloro che sono già seguiti. La cocaina, invece, mostra un uso più intenso tra gli utenti già in carico, con il 28,5% che la consuma 2-3 volte a settimana, mentre il 31,8% dei nuovi utenti la assume ogni giorno. È interessante notare che almeno il 21% degli utenti non ha fatto uso di cocaina nell’ultimo mese. Per quanto riguarda la cannabis, oltre il 40% dei pazienti la utilizza quotidianamente, ma anche qui troviamo una percentuale di almeno il 21% che non ne fa uso da almeno trenta giorni. Infine, si osserva una diminuzione dei soggetti che ricorrono all’uso iniettivo, con la maggior parte che ha iniziato a utilizzare questa modalità di assunzione almeno dieci anni fa, in particolare tra gli utenti già in carico.
Le modalità di accesso ai servizi
Le modalità di accesso ai servizi rivelano un quadro interessante riguardo al modo in cui i pazienti si avvicinano ai servizi di assistenza socio-sanitaria. I pazienti già conosciuti tendono a cercare aiuto in modo autonomo o attraverso il supporto di familiari e amici. D’altra parte, i nuovi utenti mostrano una varietà di modalità di accesso: molti si presentano direttamente, mentre altri sono indirizzati da familiari o amici. Alcuni, in misura minore, arrivano tramite l’autorità giudiziaria o altri servizi specializzati. È interessante notare che, con l’avanzare dell’età, cresce la propensione a cercare aiuto in modo volontario, mentre diminuisce il numero di coloro che si rivolgono a noi tramite canali formali come l’autorità giudiziaria.
Esiste una continuità assistenziale?
Nel 2022, l’Italia conta 573 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D) attivi, un numero significativo che riflette l’impegno del nostro paese nella lotta contro le dipendenze. Questi servizi sono supportati da un team di 6.397 professionisti, tra cui il 31,5% sono infermieri, il 20,7% medici, il 14,7% psicologi, il 13,5% assistenti sociali, il 10,3% educatori professionali e il 2,1% operatori tecnici e socio-sanitari. Ma la vera domanda è: questi servizi riescono a mantenere un legame duraturo con i pazienti? I dati suggeriscono di sì; tra il 2014 e il 2022, si è osservato un aumento dell’età media dei pazienti già seguiti, segno di una continuità assistenziale efficace. Sebbene l’età al primo uso sia simile tra i due sessi, i maschi tendono a ritardare l’accesso al trattamento, aspettando circa 7,6 anni, un tempo superiore di oltre un anno rispetto alle femmine. Questo scenario evidenzia l’importanza di strategie mirate per coinvolgere tutti i pazienti, indipendentemente dal genere, e garantire che ricevano l’assistenza di cui hanno bisogno in modo tempestivo.
Nel contesto attuale, è fondamentale comprendere le sfide e le opportunità che si presentano nel campo delle dipendenze. I cambiamenti nelle abitudini di consumo e l’emergere di nuove sostanze richiedono un approccio flessibile e innovativo da parte dei servizi di assistenza. La formazione continua degli operatori e l’implementazione di strategie personalizzate sono essenziali per affrontare le esigenze specifiche di ogni paziente. È importante anche promuovere la sensibilizzazione e l’educazione nelle comunità, affinché si possa creare un ambiente di supporto e comprensione per chi vive questa realtà. Solo così possiamo sperare di ridurre lo stigma e favorire un accesso più agevole ai servizi di trattamento, garantendo a tutti la possibilità di un percorso di recupero efficace e duraturo.
Patologie concomitanti
Le patologie concomitanti sono una realtà complessa per chi vive una dipendenza da sostanze. Tra gli assistiti nei Ser.D, una percentuale significativa, pari al 7,3%, presenta anche disturbi psichiatrici. Questi possono includere problematiche come disturbi della personalità, sindromi nevrotiche e somatoformi, schizofrenia e altre forme di psicosi, nonché depressione e disturbi affettivi come la mania e il disturbo bipolare. In particolare, i consumatori di sostanze iniettabili sono esposti a un rischio elevato di contrarre infezioni come HIV ed epatiti. È allarmante notare che oltre il 50% di coloro che hanno fatto uso di sostanze per via iniettiva almeno una volta nella vita non ha mai effettuato un test per l’HIV, mentre solo un terzo ha fatto il test per l’HCV. Nel 2022, tra i soggetti testati, il 4,8% è risultato positivo all’HIV, il 2,3% all’HBV e il 42,3% all’HCV, evidenziando una notevole variabilità tra le diverse regioni.
Nel 2022 sono stati registrati 16.779 dimessi con diagnosi legate all’uso di droghe dalle strutture ospedaliere italiane, con il 72,2% dei ricoveri riconducibili a psicosi indotte da droghe. Gli accessi complessivi al Pronto Soccorso per gruppi diagnostici associati all’uso di droghe ammontano invece a 8.152, corrispondendo allo 0,05% del totale degli accessi nazionali. Riferendoci all’anno 2021, l’ultimo anno per cui sono disponibili dati, il costo medio annuo per residente per l’assistenza a persone con dipendenze patologiche, sia sul territorio che in ospedale, è di 19,8 euro, ottenuto dividendo il costo totale dell’assistenza per la popolazione residente di quell’anno. Il costo totale per l’assistenza territoriale è di 1.127.288 in migliaia di euro, di cui 764.116 per l’assistenza ambulatoriale, 63.440 per l’assistenza semiresidenziale e 299.732 per l’assistenza residenziale.