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Gli Ets aspirano a diventare amministratori di sostegno

7 Ott 2025 | News

Gli Ets aspirano a diventare amministratori di sostegno: la proposta di Fondazione Terzjus e Cnel per ripristinare l’attenzione sulla protezione dei vulnerabili.

Ricalibrare il centro di gravità dell’amministrazione di sostegno sfruttando le competenze del Terzo Settore. Questo è il fine della proposta della Fondazione Terzjus, che intende modificare la normativa per includere gli Ets tra i soggetti idonei a ricoprire il ruolo di amministratori di sostegno. Un’iniziativa sostenuta dal Cnel ha già cominciato a intraprendere i primi passi. «Abbiamo iniziato un dialogo interno per redigere una proposta di legge», afferma Vincenzo Falabella, consigliere Cnel e coordinatore dell’Osservatorio inclusione e accessibilità. «Siamo a uno stadio avanzato e penso che si possa presentare in assemblea entro la fine dell’anno».

Non si tratta solo di una modifica alla legge 6/2004, ma di un cambiamento di paradigma. «È necessario liberare il potenziale non sfruttato della norma», precisa il consigliere, «integrando quelle competenze, dalla sostenibilità alla trasparenza, arrivando all’approccio olistico volto alla salvaguardia della persona, che gli Ets utilizzano nella loro attività quotidiana e che continuerebbero a impiegare anche nel supporto ai vulnerabili».

Al di là delle difficoltà

Per una riforma efficace, è necessario affrontare le problematiche. Come osserva il consigliere, «nella maggior parte dei casi, il giudice tutelare designa come amministratore un familiare o, in mancanza di questo, un cittadino qualsiasi o un esperto. Figure che, seppur mosse dalle migliori intenzioni, frequentemente non dispongono di una preparazione adeguata per affrontare la complessità, anche emotiva, dell’incarico. Non solo: il consigliere critica anche la tendenza patrimoniale dell’istituto, la mancanza di rete, che costringe l’amministratore a «lavorare in un vuoto di supporto», la carenza di percorsi formativi e le opacità nei controlli ufficiali.

Il ruolo degli Ets

Un contesto in cui gli Ets potrebbero influire: «Assisterebbero nel contrastare la degenerazione che ha portato l’amministrazione, originariamente concepita come supporto alla persona, a concentrarsi esclusivamente sulla protezione del patrimonio, eliminando l’aspetto umano», sostiene Luigi Bobba, presidente di Fondazione Terzjus. «Inseguito, operando già nel settore del welfare sociale senza scopo di lucro, potrebbero offrire anche un supporto socio-relazionale.»

Infine, potrebbero convertire l’istituto, già organizzato, in un’attività di maggiore recupero delle potenzialità residue dei soggetti vulnerabili. Non prendendo il loro posto ma supportandoli. Ed eludendo il pericolo di un divieto camuffato».

Un esempio per le altre nazioni

Il segnalepositivo per l’inclusione degli enti rappresenterebbe,per l’Italia, anche un’opportunità di stabilire un precedente favorevole. «In Europa non c’è realmente una misura simile specifica per questi enti, poiché, come organismi, non sono chiaramente delineati come nel nostro Paese», afferma Antonio Fici, professore e direttore scientifico della Fondazione Terzjus (oltre a essere coautore, insieme a Mario Renna, del rapporto «Terzo settore e amministrazione di sostegno». «Problemi, situazioni e possibilità». In Germania e Austria ci sono organizzazioni che designano amministratori tramite i giudici, ma non si tratta di un modello innovativo: con questa riforma, potremmo essere i primi a evidenziare un’ipotesi di integrazione tra due mondi simili. “Ofreciendo una contribución significativa también en el contexto europeo.”

Tuttavia, mentre per il ricevente i vantaggi sarebbero molteplici, anche gli assetti muterebbero per il mittente. «Sicuramente assumere un ruolo del genere significa porsi in una prospettiva di grande responsabilità», chiosa Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas (Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo). «Per gli Ets che dovessero candidarsi servirebbe un controllo preventivo per verificare che abbiano un assetto operativo e organizzativo adeguato, magari definendo standard precisi». Necessario intervenire anche sulle risorse: «Bisognerebbe dare, ad esempio, la possibilità di accedere a finanziamenti ad hoc per evitare che, come succede laddove sono previsti compensi per le funzioni amministrative, queste ricadano sui fondi degli amministrati, impoverendone il patrimonio».

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