La formazione dei manager pubblici nel Lazio: esempio sul modello francese
In Francia è conosciuta come École Nationale d’Administration, la scuola che forgia i leader statali. A partire da luglio 2024, la Regione Lazio lancerà una propria iniziativa formativa dedicata a sviluppare i manager del settore sanità del domani. Questa iniziativa comprenderà oltre 200 ore di approfondimento destinate non solo ai dirigenti sanitari attuali, ma soprattutto ai giovani emergenti che rappresentano il futuro della sanità. Così descrive il corso Andrea Urbani, direttore del Dipartimento Salute della Regione Lazio e responsabile scientifico del Corso. Alla fine del corso, chi supererà l’esame riceverà il titolo di manager della sanità.
Un titolo prestigioso che garantirà l’accesso all’albo nazionale degli idonei. Ciò consentirà di intraprendere un percorso professionale come direttore generale delle aziende sanitarie, degli ospedali e degli enti del servizio sanitario nazionale. Il possesso del titolo rappresenta un’importante opportunità per coloro che aspirano a ricoprire ruoli di responsabilità e leadership nel settore sanitario. Ciò contribuirà al miglioramento e alla gestione efficiente dei servizi offerti alla comunità.
Il programma educativo
Un cambiamento significativo per la Regione Lazio, che prepara i futuri dirigenti di Asl e Ospedali attraverso un programma educativo che integra discipline specifiche e esperienze pratiche consolidate. Il corso si distingue per la sua varietà di tematiche che spaziano dalla sanità in Italia ai modelli organizzativi della sanità territoriale, dalla gestione delle emergenze alle trasformazioni del servizio sanitario regionale. Inoltre includerà moduli sul finanziamento e la governance, i sistemi di programmazione, controllo e rendicontazione, la pianificazione, la gestione e l’allocazione delle risorse, gli indicatori di qualità e il risk management. Inoltre, si affrontano aspetti rilevanti della sanità digitale, la trasparenza e la privacy, la comunicazione e l’umanizzazione delle cure, il ruolo del direttore generale nelle aziende sanitarie pubbliche e i confronti con le esperienze internazionali.
A chi è rivolto
Il corso è rivolto a chi ricopre attualmente il ruolo di direttore sanitario o direttore amministrativo e desidera conseguire l’attestato di formazione manageriale. Inoltre ai dirigenti iscritti agli albi per le posizioni di direttore sanitario e direttore amministrativo delle aziende e degli enti del servizio sanitario nazionale, che non hanno ancora ottenuto l’attestato di formazione manageriale. In seguito si considerano i dirigenti delle aziende sanitarie, i direttori generali, i direttori sanitari e amministrativi di aziende private autorizzate o accreditate con almeno 250 posti letto o con almeno 300 medici assunti. Ulteriori figure comprendono i dirigenti pubblici di settori non sanitari e quelli del settore sanitario privato. Tra i requisiti richiesti vi è l’età, che non deve superare i 68 anni, ma Urbani auspica l’iscrizione di giovani dirigenti di 30 anni che rappresentano il futuro. I candidati devono presentare un’esperienza dirigenziale di almeno tre anni nel settore sanitario o cinque negli altri ambiti, e tale esperienza deve essere concreta, escludendo incarichi di studio, consulenza o ricerca per favorire solo ruoli con reali responsabilità organizzative e gestionali.
Per un futuro di qualità
L’esempio del Lazio sarà seguito anche dalle altre regioni? La formazione dei manager nella sanità rappresenta un elemento cruciale per affrontare le sfide complesse del settore. In un contesto in continua evoluzione, dove l’innovazione tecnologica e le esigenze dei pazienti sono in crescita, è fondamentale dotare i leader di competenze strategiche e manageriali solide. Un investimento nella formazione consente di migliorare la qualità dei servizi offerti, ottimizzare le risorse e promuovere un ambiente di lavoro in cui il personale possa prosperare. I manager formati sono in grado di prendere decisioni informate, adattarsi rapidamente alle circostanze e garantire che l’organizzazione possa rispondere efficacemente alle necessità della comunità, creando un impatto positivo in ogni ambito della sanità. A maggior ragione in un momento storico in cui in Italia si sta abbandonando il sistema di welfare statale per adottare qualcosa che dovrebbe assomigliare a ciò che viene definito nei Paesi anglosassoni come welfare community. Con il termine “welfare di comunità” (o appunto welfare community) si intende un modello partecipato e creativo di sviluppo locale sostenibile (non solo in ambito sanitario dunque), dove le persone condividono le proprie idee, implementando politiche sociali innovative all’interno della comunità di riferimento.