Un’indagine di Franco Mostacci su lavoce.info
Dal 2016 al 2022 la spesa per abitante dei comuni per il sociale è aumentata. Ma la quota di risorse destinata al sociale nei bilanci comunali non è cambiata. La situazione nel Mezzogiorno è drammatica.
Servizi sociali: comuni e regioni
Gli interventi di natura sociale, anche in base al principio di sussidiarietà verticale, sono uno dei compiti che più caratterizzano l’azione di governo sul territorio di un comune, in favore dei ceti più deboli.
Con la legge quadro n. 328 del 2000 sulla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali i comuni sono diventati titolari delle funzioni amministrative per gli interventi sociali a livello locale, mentre le regioni svolgono le funzioni di programmazione e coordinamento, integrando gli interventi sociali con quelli sanitari, formativi e per l’inserimento lavorativo. Nelle regioni a statuto speciale il bilanciamento dei ruoli tra gli enti territoriali può assumere forme diverse rispetto alle regioni a statuto ordinario.
Nel 2022 i comuni italiani hanno speso oltre 10 miliardi di euro per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (missione 12 del bilancio comunale), il 13,5 per cento dei 75 miliardi complessivi che compongono la spesa finale. Ci sono stati inoltre 5 miliardi di residui passivi, relative a somme non pagate negli anni precedenti.
Diritti sociali, politiche sociali e famiglia; infanzia, minori, asili nido; disabilità; anziani; soggetti a rischio di esclusione sociale; famiglie; diritto alla casa; rete dei servizi sociosanitari e sociali; cooperazione ed associazionismo; servizio necroscopico e cimiteriale.
Figura 1 – Ripartizione della spesa sociale dei comuni italiani per programma di spesa – Impegni di spesa 2022(*) (euro)

Fonte: elaborazioni su dati Bdap (ministero dell’Economia e delle Finanze)
La fetta maggiore è per infanzia, minori e asili nido (26,3%), seguita dalla rete dei servizi sociosanitari e sociali (15,6%) e i soggetti a rischio di esclusione sociale (15,3%). Gli stanziamenti per questi ultimi erano arrivati a 1,7 miliardi di euro nel 2020 (17,1%) l’anno del Covid, quando attraverso i comuni furono distribuiti buoni per la spesa alimentare per le famiglie indigenti. In aumento negli ultimi due anni i fondi per la disabilità (12,5%), mentre quelli per gli anziani sono scesi dal 13,9% del 2016 al 10,2% del 2022 nonostante l’invecchiamento della popolazione.
L’impegno di spesa per abitante è cresciuto dal 2016 (148 euro) al 2022 (179 euro). L’aumento più alto (da 152 a 169 euro) è stato nel 2020 per il Covid e poi è aumentato ancora negli ultimi due anni.
La spesa è aumentata del 21% nel 2022, ma considerando l’inflazione è aumentata del 7,4% che è poco più di 1% l’anno.
Le differenze territoriali
La spesa sociale non è omogenea sul territorio e i piccoli comuni e il Mezzogiorno sono in svantaggio.
Nel 2022 la spesa per abitante è di 133 euro nei comuni con popolazione inferiore ai 10 mila abitanti e è il doppio nelle città con più di 100 mila abitanti, dove le economie di scala contano.
L’andamento territoriale mostra una spesa per abitante di 205 euro nel Nord-Est, 180 nel Nord-Ovest, 187 al Centro e 131 al Sud (113 in Calabria e 115 in Campania). Le Isole sono fortemente eterogenee, 411 euro in Sardegna e 142 euro in Sicilia.
Ma non è tutto. La percentuale di spesa destinata al sociale rispetto alla spesa finale (spesa corrente, in conto capitale, per l’incremento di attività finanziarie) è stabile nel tempo e nel 2022 è tornata ai livelli pre-pandemici (13,5%).
Escludendo i valori estremi (Sardegna e Friuli Venezia Giulia) o estremi (Valle d’Aosta) di alcune regioni a statuto speciale, in cui le competenze sono diversamente ripartite tra gli enti territoriali, si nota una maggiore attenzione alle politiche sociali nei comuni dell’Emilia Romagna (15,9%) e Lombardia (15%). Le situazioni più penalizzate sono quelle di Calabria (8,4%), Abruzzo (8,5%) e Campania (10,1%).
La capacità di pagamento delle somme impegnate per interventi di natura sociale, compresi i residui degli anni precedenti, non supera mai i due terzi del totale e nel 2022 si è fermata al 65%. In questo settore i ritardi nei pagamenti non sono giustificabili, trattandosi per lo più di spesa corrente per contrastare situazioni di disagio.
Le differenze territoriali nella capacità di pagamento sono evidenti. Le regioni del Centro-Nord e la Sardegna superano il 70% degli impegni di spesa (quadranti in alto), mentre le regioni del Sud non arrivano al 60%, con Campania e Calabria intorno al 40% (quadranti in basso). Anche il Lazio (54,5%) è molto sotto la media, penalizzato dal basso livello di pagamenti di Roma Capitale (52,2%), dove si concentra quasi la metà della spesa regionale.
L’allocazione minore di interventi per il sociale al Sud (il 73% del valore nazionale pro capite) dipende da una serie di fattori. Pur potendo disporre di entrate in linea con la media nazionale, dati i vincoli e gli equilibri di bilancio, la scarsa capacità di riscossione (37,6%) ne limita fortemente l’utilizzo, causando una riduzione della spesa finale per abitante (il 90% dei 1.324 euro per italiano). Inoltre le risorse finanziarie sono scarse (anche per la maggiore incidenza degli interessi passivi sui debiti pregressi) e le scelte di politica locale nel ripartire la spesa tra le diverse funzioni. Un ulteriore fattore negativo è la ridotta capacità di pagamento, in quanto aumenta la massa dei residui passivi da smaltire negli anni successivi. Non è rilevante la dimensione media comunale in termini di popolazione, che al Sud è in linea con gli altri comuni italiani.
Conclusione
In sintesi, la spesa sociale per abitante dei comuni italiani è aumentata tra il 2016 e il 2022, soprattutto dal 2020 quando si è dovuto predisporre misure straordinarie di sostegno per l’emergenza Covid. Tuttavia in termini di spesa finale non si registra un aumento delle risorse destinate agli interventi di natura sociale dai comuni. In ritardo, sia per la spesa che la capacità di pagamento, è soprattutto il Sud, dove i bisogni sono più grandi, ma la risposta degli enti locali non è sufficiente.
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