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L’economia sociale in cifre

17 Feb 2025 | News

L’economia sociale in cifre: lavoro per tanti

Secondo i dati più recenti forniti da Euricse sull’economia sociale, in Italia operano 398mila organizzazioni che coinvolgono oltre 4.660.000 volontari. Gianluca Salvatori, segretario generale, sottolinea che, rispetto al 2018, i livelli occupazionali si mantengono stabili e si osserva un aumento dell’impatto economico totale, caratterizzato da una maggiore produzione di servizi e da una presenza più significativa nel panorama economico.

L’economia sociale in Italia rappresenta un universo vivace e articolato, con oltre 398mila organizzazioni attive che impiegano più di 1,5 milioni di persone e coinvolgono oltre 4.660.000 volontari. Queste realtà, pur nelle loro differenze, condividono un obiettivo comune: rispondere ai bisogni di persone e comunità, dove l’aspetto economico funge da supporto a queste finalità. Questo panorama è stato arricchito da una visione sempre più sistemica, che enfatizza le similitudini tra le diverse famiglie organizzative piuttosto che le loro divergenze. La novità attuale è che, in un contesto internazionale e nazionale in evoluzione, l’economia sociale si rivela un concetto prezioso, poiché offre riconoscimento istituzionale a queste diverse organizzazioni, precedentemente isolate e quindi meno influenti nelle politiche e nel dibattito pubblico. Questo sviluppo si colloca in un momento di crisi per i modelli economici tradizionali, che tendono a privilegiare la competitività e il dominio dei meccanismi di mercato.

Un nuovo protagonismo

L’economia sociale è stata riscoperta grazie alla necessità di superare un modello unico, afferma Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse, commentando le ultime statistiche sull’economia sociale fornite dall’ente di ricerca. Questo nuovo protagonismo è emerso in risposta a una serie di crisi, tra cui la grande recessione del 2008-2009, la crisi dell’euro e del debito sovrano nel 2011-2012, la pandemia di Covid e l’attuale crisi energetica e bellica. Le crisi interconnesse hanno spinto a rielaborare il concetto di economia, rendendolo più complesso e in grado di rispondere alla varietà di interessi presenti. Secondo Salvatori, l’espressione economia sociale sostiene molte realtà e forme organizzative esistenti che erano state marginalizzate dall’idea prevalente di un’impresa rivolta esclusivamente al profitto. Queste forme, un tempo considerate marginali, hanno dimostrato di avere una valenza significativa, evidenziando la necessità di un approccio pluralistico all’economia, che superi la concezione riduttiva che identifica l’impresa solo con la massimizzazione del profitto.

Le forme delle organizzazioni dell’economia sociale

La varietà, le esigenze e la diversificazione sono elementi fondamentali dell’economia sociale, visibili nella ricchezza delle sue strutture organizzative. Secondo le statistiche di Euricse, il 76,9% delle oltre 398 mila realtà che compongono l’economia sociale è rappresentato da associazioni, mentre il 9,7% assume la forma di cooperative non sociali, il 7,6% include altre tipologie giuridiche e il 3,7% corrisponde a cooperative sociali. La valorizzazione della pluralità delle forme imprenditoriali è un processo relativamente recente, come sottolinea Salvatori, che evidenzia come prima non si desse sufficiente attenzione all’economia sociale da parte del pubblico e dei decisori politici. È fondamentale riconoscere che la società è intrinsecamente plurale e riflette una gamma di interessi e necessità che non possono essere rappresentati da un’unica forma, sia essa un’impresa capitalistica, una fondazione, un’iniziativa filantropica o una cooperativa; ciascuna di queste modalità da sola non è in grado di affrontare l’insieme dei bisogni e delle aspettative che animano la comunità. Secondo il segretario generale di Euricse, l’organizzazione della società per affrontare questioni economiche e sociali deve necessariamente riflettere questa pluralità.

Occupati dell’economia sociale per forma giuridica

Il milione e mezzo di persone attive nell’economia sociale si distribuisce in vari settori, con una percentuale significativa, il 41,1%, pari a 627.991 lavoratori, impiegata in cooperative non sociali, mentre il 30,9% trova impiego nelle cooperative sociali e l’11,2% nelle associazioni. Queste organizzazioni non solo creano lavoro, ma lo fanno anche per categorie normalmente trascurate dal mercato del lavoro, garantendo un’occupazione inclusiva. Molte di esse perseguono la missione di integrare chi è emarginato, contribuendo a un mercato del lavoro più equo. Anche durante le crisi, le organizzazioni dell’economia sociale mostrano una maggiore stabilità occupazionale, proteggendo i posti di lavoro a scapito degli utili e mantenendo più forti i livelli occupazionali rispetto alle imprese tradizionali. Inoltre, la composizione della forza lavoro in queste realtà tende a essere più stabile, favoreggiando l’occupazione femminile e giovanile, con un modello di lavoro più inclusivo e resiliente.

Organizzazioni e occupati dell’economia sociale, le dinamiche

Lo studio Euricse ha analizzato le tendenze delle organizzazioni e degli occupati nell’ambito dell’economia civile. Dal 2008, le associazioni sono passate da 405 mila con 1,6 milioni di occupati a 398 mila con 1,5 milioni di occupati nel 2022. Sebbene le due curve mostrino un andamento diverso, entrambi i valori evidenziano una diminuzione.

Anni non facili si manifestano in curve che mostrano da un lato la difficoltà temporale e dall’altro l’effetto di concentrazione che ha portato a molte fusioni e a una crescita delle dimensioni delle organizzazioni, come nel caso della cooperazione sociale che, in media, ha aumentato la sua grandezza grazie a queste unioni. Le organizzazioni si sono ridotte e, secondo Salvatori, si osserva un’occupazione sostanzialmente stabile nonostante il minore numero di enti, con una diminuzione più marcata delle associazioni rispetto alle cooperative. È interessante notare che i volumi occupazionali rimangono pressoché invariati, mentre si registra un incremento dell’impatto economico e una maggiore produzione di servizi, con una presenza più forte nel panorama economico complessivo. In sintesi, la leva economica sembra essere in crescita e la diminuzione delle organizzazioni potrebbe rappresentare non necessariamente un indicatore negativo, ma piuttosto un processo di razionalizzazione.

I settori delle organizzazioni dell’economia sociale

Il 58% delle organizzazioni dell’economia sociale, ovvero quasi 6 su 10, corrisponde a 231.178 realtà che si dedicano ad attività artistiche, sportive e di intrattenimento, mentre il 16,5% (65.530) è impegnato in altri ambiti. Inoltre, l’11,8% delle organizzazioni, pari a 47.061, si concentra sulla sanità e assistenza sociale, e infine, il 3,4% (13.735) opera nel settore dell’istruzione.

1 su 3 lavora nella sanità e nell’assistenza sociale

Si evidenzia che l’11,8% delle organizzazioni attive nel settore della sanità e dell’assistenza sociale rappresenta il 35,02% della forza lavoro, corrispondente a circa 538.373 persone. Gli altri occupati si distribuiscono nel supporto alle imprese con il 12,8%, nel trasporto con il 9,4% e nell’istruzione con il 9%. Ci troviamo di fronte a un’economia non più limitata a un solo settore, il che ribadisce l’importanza della diversificazione. Gianluca Salvatori enfatizza che si tende ad ampliare continuamente i settori di intervento. Si osservano organizzazioni che emergono per rispondere a diverse esigenze, con quelle relative alla salute e all’assistenza sociale che restano fondamentali, ma ci sono anche necessità legate all’educazione e a vari aspetti di esclusione sociale. La cooperazione e l’innovazione sono al centro, con forme cooperative che si manifestano anche in ambiti innovativi come la gestione di piattaforme digitali e servizi nel campo creativo. Ci sono esperienze che, solo pochi anni fa, sembravano impossibili; in alcuni casi, si tratta di lavoratori autonomi che scelgono la cooperativa come forma per associarsi e ottenere protezioni mutualistiche, condividendo rischi e opportunità.

Le imprese sociali all’interno dell’economia sociale

L’ultima parte dell’analisi fornisce una panoramica sui dati riguardanti il numero di imprese sociali registrate nel Registro unico nazionale del Terzo settore, aggiornato al 20 dicembre 2024, incrociati con l’Albo delle cooperative del ministero delle Imprese e del Made in Italy e la banca dati Aida bureau Van Dijk. Sono escluse le imprese in liquidazione o soggette a procedure concorsuali. Secondo il report di Euricse, delle 19825 imprese sociali, il 48,2% si concentra su sanità e assistenza sociale, mentre l’11% riguarda noleggio, agenzie di viaggio e servizi per le imprese, e il 10% è dedicato all’istruzione. Si evidenzia l’assenza di uno strumento sistematico di misurazione dell’economia sociale in Italia, poiché non esiste un’analisi statistica ufficiale che integri i diversi dati disponibili. La parte finale dell’analisi si focalizza sul valore della produzione delle cooperative e sul loro fatturato per settore, evidenziando che le 6881 cooperative operanti nel settore sanitario generano un fatturato di 1,4 milioni, mentre le 6246 cooperative del settore agroalimentare raggiungono un fatturato di 32,7 milioni. Questo studio rappresenta un passo importante per la definizione delle politiche di sostegno al Piano d’azione per l’economia sociale, che l’Italia deve presentare entro la fine dell’anno, in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea, prevedendo un rapporto sul rispetto di tali raccomandazioni nel 2027 e nel 2032. In Italia è attualmente in corso un processo avviato dal ministero dell’Economia, che mira a redigere un Piano nazionale per l’economia sociale entro dicembre, coinvolgendo esperti e rappresentanze per elaborare un documento con piani d’azione da monitorare a livello europeo.

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