Nuovo CCNL coop sociali 2024: previsti aumenti nelle retribuzioni.
Il 26 gennaio scorso è stato firmato il rinnovo del CCNL cooperative sociali da Agci imprese sociali, Confcooperative federsolidarietà, Legacoopsociali, Fp-Cgil, Fp-Cisl, Fisascat-Cisl, Uil-Fpl e Uiltucs. L’accordo interessa oltre 400mila lavoratori e giunge dopo un anno di trattative. Introdotte una serie di misure che entreranno in vigore anche con gradualità per alcuni aspetti e che riguardano condizioni retributive di vario tipo, maternità, condizioni lavorative, quattordicesima, straordinari, contratti a termine, ecc.
Aumenti di retribuzione ed altro
In sintesi l’intesa prevede un aumento medio parametrato sul livello C1 di oltre 180 euro, tra minimi tabellari ed istituzione della quattordicesima mensilità. Prevista l’introduzione della 14esima mensilità nella misura del 50% della retribuzione tabellare che inizierà a maturare da gennaio 2025. Un aumento della quota relativa all’assistenza sanitaria integrativa da 5 a 10 euro mese al fine di garantire maggiori prestazioni ai lavoratori; integrazione del trattamento di maternità obbligatoria al 100%; introduzione dei tempi di vestizione e svestizione pari a 15 minuti riconosciuti nell’orario di lavoro; superamento dell’articolo sull’obbligo di residenza in struttura e introduzione della reperibilità con vincolo di permanenza in struttura, con il riconoscimento di una corresponsione economica; prima importante risposta in merito al percorso di riqualificazione degli educatori al D2; l’istituzione di una commissione paritetica per la revisione dei profili professionali e la riclassificazione del personale.
Non pochi problemi di gestione
L’introduzione di un nuovo CCNL in un settore lavorativo delicato per definizione, quale quello svolto da personale specializzato (che il Consorzio Italia reperisce per le varie organizzazioni) che ha per obiettivo il prendersi cura di persone con difficoltà di vario tipo, comporta una serie non irrilevante di problemi gestionali. Questo ambito è affrontato dallo Stato con un’offerta di servizi generata da una commistione di organizzazioni pubbliche e private (il cosiddetto privato sociale), che ha alla base (nella maggioranza dei casi) l’istituto giuridico dell’appalto. Dato il particolare momento storico che vede un cambiamento epocale nel modo di affrontare tali questioni, cui vanno ad aggiungersi fattori congiunturali di una certa portata (ovviamente connessi con il suddetto cambiamento epocale in corso), il momento risulta particolarmente critico per tutti gli operatori a vario titolo coinvolti nel lavoro. E’ in corso da diversi anni una profonda revisione dello stato sociale (potrebbe propriamente definirsi una vera e propria “rivoluzione lenta ma inesorabile”). Nel Mondo ed in Europa in particolare (da sempre punto di riferimento mondiale di tale modello di funzionamento della cosa pubblica). Da poco è stato introdotto il nuovo codice degli appalti: D.lgs. 36/2023. E’ evidente che una variazione delle condizioni contrattuali che entra in vigore in forma retroattiva (dal 1° Gennaio 2023) che riguarda il personale di organizzazioni private che operano sulla base di appalti con enti locali, fa si che queste ultime debbano “correre ai ripari” per ciò che riguarda il fattore costo del lavoro. Si ricorda che ovviamente tali variazioni di costo del lavoro per le cooperative sociali potrebbero in tanti casi riguardare contratti già conclusi con la Pubblica Amministrazione e che magari possono avere durata pluriennale, con conseguente ricaduta negativa sui bilanci delle stesse. Stesso dicasi per appalti in via di conclusione. In ogni caso molti Comuni stanno lanciando l’allarme. Tale modifica può impattare i già precari bilanci comunali, con possibile depauperizzazione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali e conseguente ricaduta negativa su persone a vario titolo considerabili “svantaggiate”. Tanto è vero che l’ANCI ha diramato una nota con la quale fa presente tale criticità.
La mancanza di una visione di insieme e di lungo periodo alla base delle solite problematiche
Il rinnovo di un CCNL potrebbe essere l’occasione, in ogni ambito operativo, per affrontare il problema di una ristrutturazione complessiva con un’ottica a più largo raggio. Questo vale sempre. Ma vale a maggior ragione in un settore come quello socio-sanitario ed assistenziale investito dalla epocale transizione da un sistema a prevalente offerta pubblica ad uno a prevalente offerta privata (per ora un Welfare Mix). Si tratterebbe di definire e strutturare quello che gli anglosassoni hanno chiamato welfare community. Si tratta anche di ciò che più in generale viene definito come social innovation e che vede tra i promotori di un nuovo modello di sviluppo proprio le organizzazioni del Terzo Settore che dovrebbero trovare la forza di farsi ascoltare dai decisori politici: impresa più che ardua.
Interessante, profondo e completo spunto di riflessione offerto da questo articolo di Luca Fazzi (articolo di approfondimento pubblicato su Welforum.it l’8 febbraio 2024) che invitiamo a leggere sul sito del Cantiere Terzo Settore.