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Problemi da Infermiere

3 Giu 2025 | News

Problemi da Infermiere: segnali preoccupanti da diverse direzioni…alcuni esempi

Secondo Giuliano (UGL) il 58% degli infermieri pensa di lasciare

“L’insofferenza tra gli infermieri è tangibile e diffusa” dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute.

“L’assottigliarsi delle loro fila – prosegue il sindacalista -sembra non conoscere sosta ed i giovani non guardano più con l’entusiasmo di un tempo a questo percorso lavorativo come dimostrato da molti concorsi per assegnazione di borse di studio delle scuole di specializzazione andate deserte”.

È comprensibile, quindi, che i dati emersi dall’inchiesta dell’Osservatorio di Club Infermieri mostrino come il 58% dei partecipanti abbia preso in considerazione l’idea di lasciare la professione. Chi vive questa realtà ha certamente delle motivazioni valide. Sono evidenti le ragioni di questo malessere, tra cui l’assoluta inadeguatezza delle retribuzioni rispetto alla media europea, su cui abbiamo più volte richiamato l’attenzione. A ciò si aggiungono le condizioni lavorative estremamente difficili, caratterizzate da turni insostenibili e dalle ripetute aggressioni verbali e fisiche che ormai i professionisti del settore devono affrontare. Gli episodi di cronaca, come il tentativo di strangolamento subito da un infermiere al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cervello di Palermo e le violenze sperimentate da altri colleghi a Gallarate e Biella, ne sono una conferma innegabile. Questo non è un problema legato a specifiche aree geografiche, ma rappresenta un fenomeno preoccupante che l’inasprimento delle pene per chi commette violenza non è riuscito a fermare.

“Serve di più per rilanciare la figura dell’infermiere, non solo in tema di emolumenti e sicurezza. Come ripensare questo ruolo cruciale puntando sulla valorizzazione delle competenze e dando spazio a una formazione mirata e al passo con i tempi per rendere forte la professione. Non c’è tempo da perdere. Perché le corsie degli ospedali si svuotano e la sanità italiana, a corto di infermieri, rischia l’implosione” conclude Giuliano. 

Italia sotto accusa da Bruxelles. Discriminati gli infermieri romeni, rischio maxi-multa dall’UE

L’Italia si trova al centro di una tempesta in Europa poiché Bruxelles ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese per la mancata integrazione degli infermieri provenienti dalla Romania, il che mette a rischio l’efficienza del sistema sanitario. Siamo nel 2025 eppure, per molti infermieri romeni, la loro situazione sembra quella di cittadini di serie B. Nonostante l’ingresso della Romania nell’Unione Europea nel 2007, i loro titoli professionali non sono ancora riconosciuti in gran parte del continente, e ora l’Italia è diventata oggetto di attenzione da parte della Commissione Europea.

L’Unione Europea ha avviato un’azione legale contro 14 Paesi membri, tra cui Italia, Francia, Germania e Spagna, per la mancata attuazione della direttiva europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali. Questo significa che gli infermieri che hanno completato i loro studi in Romania prima del 2007, dopo aver seguito un programma di aggiornamento specifico, dovrebbero vedere il riconoscimento automatico del loro titolo. Tuttavia, nella realtà dei fatti, ciò non avviene. Questo porta a una discriminazione grave e sistematica, con infermieri pronti a lavorare e in possesso dei requisiti formativi che vengono rifiutati o costretti a seguire procedure complesse e spesso degradanti. Secondo la Commissione Europea, si tratta di una violazione del mercato unico e di un attacco ai principi fondamentali dell’Unione.

L’Italia, attualmente alle prese con una carenza di infermieri, non solo si dimostra poco accogliente verso professionisti qualificati, ma mette anche ostacoli a chi desidera contribuire a rimediare alle lacune nei reparti. È un paradosso che merita attenzione: mentre il Servizio Sanitario Nazionale fa fatica e le regioni cercano aiuto anche al di fuori dell’Europa, le persone pronte a offrire il loro supporto dall’interno dell’Unione vengono respinte a causa di complicazioni burocratiche. Se Roma non fornirà risposte e soluzioni entro due mesi, Bruxelles avvierà un procedimento formale che potrebbe culminare con un parere motivato e, in caso di ulteriore inadempienza, il deferimento all’autorità giudiziaria europea, con tutte le conseguenze del caso, comprese le multe.

Ospedale Novara infermieri in protesta

Non siamo tappabuchi” affermano i manifesti che decorano i reparti del Maggiore, un’iniziativa avviata da numerosi infermieri in risposta alla comunicazione dell’Azienda ospedaliera riguardante il taglio dei compensi per le prestazioni straordinarie a causa dell’esaurimento dei fondi regionali. Gli importi per le prestazioni extra sono stati ridotti da 60 a 35 euro lordi all’ora, applicando la misura retroattivamente a partire dal 1° maggio.

La direzione sanitaria dichiara che i fondi arrivati dalla Regione sono stati spesi tutti per fronteggiare le carenze di personale e recuperare le liste d’attesa. La direzione dell’ospedale deve far comunque quadrare i conti e trovare la soluzione: ridurre i compensi extra degli infermieri.

In una comunicazione inviata il 20 maggio, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara ha ufficializzato la riduzione dei ‘rientri aggiuntivi’ da 60 a 35 euro per il personale infermieristico. A rendere la situazione ancora più critica è la decisione di applicare la misura retroattivamente dall’inizio del mese, escludendo categoricamente i medici. Tale scelta ha scatenato la protesta di numerosi lavoratori, che affermano con forza di non essere mere risorse di supporto, ma professionisti e infermieri, come evidenziato dai manifesti affissi nei vari reparti di corso Mazzini. L’informazione sull’azione intrapresa dai professionisti del Maggiore è stata riportata dal giornale “La Stampa”.

La comunicazione inviata ai dipendenti per giustificare la decisione include una lettera della direzione datata 12 maggio, nella quale si informa che la somma allocata dalla Regione con la delibera della giunta del 10 marzo per affrontare le carenze di personale e ripristinare le liste d’attesa è ora esaurita. Pertanto, le Prestazioni mantenimento assistenza, comunemente note come prestazioni aggiuntive o Pma, verranno remunerate secondo le tariffe aziendali stabilite un anno fa, con una riduzione significativa da 60 euro lordi all’ora a 35, a partire dal 1° maggio.

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